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Sono ancora fra le tue rive,
la testa posata a terra, come un secchiello lasciato vuoto,
e ascolto ad ogni infrangersi sulle rocce,
il mare.
L'ultima musica, prima che il concerto cessi.
Ma non cessa, non esaurisce,
questo ritrarsi ed avanzare.
Lo immagino ora, che il solo attrito delle ruote bagnate sull'asfalto,
è l'acqua nelle mie orecchie.
Acqua sporca, di giornate lunghe, interminabili.
quando vorrei solo quella salata,
impregnata nei miei capelli.
Io, parte stessa del tuo ecosistema,
ma che qui, mi pare di non esser più parte di niente.
Un semplice paio di gambe, sentieri duri sulle piante dei miei piedi,
e vorrei solo affondarli nella terra, nella sabbia, nei detriti,
radicarmi come un pioppo, un pino, un frassino, un ontano
ma solo se dinanzi a te, solo se saranno le tue acque ad innaffiarmi.
E voglio crescere, purchè i miei occhi abbiano il piacere,
di vederti mutare, ancora, ad ogni stagione.,
come hai visto tu mutare, le orme dei miei piedi nel calpestarti,
o il mio stesso corpo, nel navigarti.
O acqua, che ti ritrai, e avanzi, e ti ritrai di nuovo, forse solo per chiamarmi, e dirmi
"fai un altro passo, vieni più vicino, torna da me".
Tornerò, un sole che sorge,
e allora di passi, mi sembrerà di non compierne:
perchè non è il mio corpo a raggiungerti, quando ho bisogno di te,
ma la mia anima stessa,
che ti corre incontro.